Mettere la testa a posto: Schuberth C2 !

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Mettere la testa a posto: Schuberth C2 !

Nonostante l’ottima fattura ed i il successo mietuto negli anni scorsi Shuberth continua a non essere popolare come meriterebbe.

Poco colorati e sicuramente meno attraenti dei prodotti della concorrenza i caschi della casa tedesca sono in realtà, a nostro avviso, il vero riferimento in ambito mototurismo.
Fra i primi caschi modulari (mentoniera apribile) ad essere omologati come integrali hanno da sempre mostrato caratteristiche votate a lunghe percorrenze e  climi più insolenti. Il modello scelto per il viaggio a Caponord è il C2, casco predecessore dell’ultima proposta C3 (Evviva la fantasia tedesca!).

Come di consueto abbiamo operato una scelta guidata dalla volontà di darvi una lettura tecnico pratica che potesse avere un occhio alla resa ed uno al portafogli: essendo in qualche maniera una linea “datata” seppure ancora largamente in vendita (è stata assicurata la disponibilità dei ricambi per anni a venire) è possibile davvero spuntare ottimi prezzi e portare a casa un casco sicuro e confortevole : 280€

Le prerogative del prodotto sono l’assoluta sicurezza, la scelta di materiali dedicati agli interni del tutto differenti dalla concorrenza, la rumorosità molto ridotta,  la potrezione da freddo e pioggia senza eguali: assolutamente il necessario per la nostra impresa.
In passato abbiamo avuto modo di testare ed apprezzare il modello Concept con cui abbiamo percorso migliaia di km con somma soddisfazione: il giudizio non cambia ed il modello C2 è l’indubbia evoluzione migliorativa del suo predecessore.

Il casco offre la possibilità di utilizzare una comoda visiera parasole tramite una piccola e comoda leva (esterna) azionabile anche con i guanti indossati: indubbio vantaggio a dispetto degli occhiali da sole che, per esempio, non riuscireste a togliere con altrettanta facilità entrando in galleria.

Ottima la protezione dal vento: il casco copre la zona mento e gola con un profilo appositamente studiato con l’intendo di ridurre rumorosità e quindi l’intrusione di fastidiosi spifferi che su lunghe percorrenze  potrebbero risultare davvero fastidiosi..

Ridotto il peso seppure il prodotto è ancora distante dai caschi ultraleggeri in commercio, migliorata la presa d’aria sul mento ed il sistema di ventilazione e ricircolo interno (il Concept aveva un cursore sul mento interno che è stato eliminato).

Aggiunti due segnalatori di chiusura della mentoniera: i due piccoli cilindri rossi, visibili a casco indossato, permettono di capire se la mentoniera è stata agganciata correttamente ed il casco è quindi in configurazione integrale.

Il sottoscritto ha testato, suo malgrado, la tenuta del casco (modello Concept) : gli Schuberth sono caschi integrali e pur sbattendo il muso in terra la mentoniera rimane chiusa.

Ottima come di consueto la visibilità: il casco indossato offre una generosa e resistente visiera esente da problemi di riflessi sole, pioggia, luci. Il neo è però la tenuta della pellicola interna che garantisce l’antiappannamento.

Il primo equipaggiamento, su due dei due caschi inizialmente provati, ha ceduto dopo un paio di mesi costringendo alla sostituzione in rigorosa, efficace ed efficiente garanzia (il prezzo della visiera si aggira comunque attorno ai 40 €).

Speciale menzione va fatta per la scelta, rinnovata, di integrare nel lato destro del casco un alloggiamento per un foglietto che speriamo non serva mai e poi mai: un predisposto spazio e rispettivo foglio con utilissime informazioni anagrafico sanitarie.
Credo sia l’unica casa ad averci pensato e va apprezzato.

E’ bene ricordare la praticità del casco modulare durante le pause benzina o sosta per richiesta informazioni nonché per indossare il casco stesso. E’ altrettanto salutare però ricordare che è sconsigliabile guidare con il casco aperto: si produce, ed è ragionevole, un effetto vela che affatica il collo e si rischia visto che il casco diviene un modello jet.

Il modello provato offre la possibilità di integrare auricolari bluetooth e microfoni che però a nostro avviso rischiano di far perdere, paradossalmente, la praticità di utilizzo e l’attenzione che la strada merita.

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Massimo Soldini 25/03/1979
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