In moto a Capo Nord da “passeggero rosa”

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Il viaggio è terminato da alcuni giorni e oltre a ritornare sui sentieri percorsi e rigustarli attraverso le foto,  i video realizzati, i racconti agli amici e parenti, si propone il tempo giusto per le prime riflessioni e considerazioni.
Ognuno di noi ha affrontato e vissuto questo viaggio con prospettive e motivazioni diverse, aspettative personali o sogni. Ognuno di noi quindi avrà un suo racconto che si mescolerà agli altri.
Due moto, quattro persone….

C’è chi è stato pilota e chi di conseguenza passeggero.
Io sono stata un passeggero.
Indubbiamente questa è una “posizione” di viaggio necessariamente diversa da considerare da più punti di vista.
Nel gergo motociclistico le donne passeggero in genere vengono definite “zavorrine”.
Il vezzeggiativo rende il termine gradevole, tuttavia io non mi sono mai sentita tale, ne in questo viaggio ne in tutti gli altri viaggi o uscite fatte abitualmente in moto con il mio compagno.
Suppongo per due motivi principali.
Il primo è per il fatto che sono anch’io pilota, nell’animo e nei fatti.
Guido su due ruote da quando avevo quattordici anni, iniziando con il mitico Garelli, e non appena compiuti i diciotto anni, pur non avendo ancora una mia macchina, che è arrivata da lì a poco, ho subito conseguito la patente di guida.
Quotidianamente mi muovo in città con il mio scooter e quando necessario passo alla macchina, senza problemi di dimensioni e cilindrata.
Ho guidato un Kawasaki KLE500 e letteralmente sogno di andare in moto su percorsi vari.
Ciò mi permette di avere un minimo di conoscenza pratica ed una  buona consapevolezza di cosa significa guidare, su due ruote, con o senza carico, e quindi di sapere che si intende per zavorra ….
Il secondo motivo per cui comunque, nonostante quanto detto prima, non mi sento una zavorrina è che indipendentemente dalla posizione di pilota o passeggero, a prevalere è sempre la dimensione dell’essere compagno di viaggio.
Il compagno viaggia con te e viaggia per sé, nel pieno della condivisione del viaggio stesso.
In ventiquattro giorni non c’è stata soluzione di continuità spaziale e temporale fra me e il mio principale compagno di viaggio, il pilota della KTM 950 Adventure, compagno di viaggio e compagno di vita.
E c’è stata costante condivisione con gli altri due compagni di viaggio.
Esperienza unica e indimenticabile.
Ma torniamo al fatto che sono stata passeggero.
Prima considerazione generale sull’essere passeggero in moto: fidarsi ciecamente di chi guida.
Se in macchina qualche pensiero di poter intervenire in qualche modo nel caso di necessità estrema può attraversare la tua mente, in moto l’unica cosa che puoi fare è: niente.
Anzi, annullare il più possibile la propria presenza è il modo più opportuno per aiutare chi guida.
Questo è il segreto per essere un buon “dietrista”.
Salendo sull’Adventure si assume una posizione alta e comoda.
Il rombo possente del motore insieme alla conosciuta capacità tecnica di chi guida offre una immediata sensazione di forza  e sicurezza.
Partendo da qui e così, tutto ciò che puoi vedere, osservare, sentire, ascoltare dipende dalla persona che sei.
E quindi quale sarebbe la diversità rosa?
Mah, sinceramente, aldilà delle note diversità biologiche di genere, che comportano disagi soggettivi per ogni donna, non saprei….
Ogni persona può essere freddolosa, accomodante, ragionevole, umorale, cagionevole, permalosa, risoluta, pedante….
Per affrontare un viaggio di questo tipo sicuramente è necessario avere una buona tempra fisica e caratteriale con alla base una grande capacità di adattamento e una forte motivazione personale.
Cosa mi ha spinto a fare questo viaggio?
La curiosità della conoscenza, che mi accompagna da tempo, e la ricerca di un contatto diverso con la natura, in tutte le sue sfaccettature, meravigliose, dure e fantastiche.
Il sole a mezzanotte è stata la stella guida e sulle tracce di Babbo Natale e della balena ho continuato a percorrere chilometri e chilometri, in tutte le condizioni ambientali possibili e immaginabili.
La dimensione psichica, fisica e relazionale sono sempre strettamente connesse e tutte in questo caso sono state messe a dura prova. E sembra che, tutto sommato, abbiano efficacemente retto.
Fin qui le mie prime considerazioni.
Mentre il viaggio ….. continua.

Vittoria

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