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Ho capito di dover andare.
Non, dove molti vorrebbero.
Ho deciso, più che altro capito, che devo andare, tornare.
“Lassù″ ancora, forse in “giù″. Certo che pure in “là“, ad est…
E’ vero, il ritorno dà senso al viaggio ed è sulla strada di casa che i tasselli disordinati ritrovano il loro posto, che nuovi progetti aggrediscono le idee fino a sfinirti nel letto, in piena notte, quando ti troverai a rigirarti nel più indegno dei girarrosto.
Nelle afose mattinate di Roma d’estate sono stato incapace di usare la macchina. Il conta km si nutre di strada ulteriore ed io mi sento sempre più un Centauro: su due piedi, dopo un viaggio come quello a Caponord, è diffile reggersi in piedi.
La cena fuori, qualche amico vero da incontrare, la testa confusa, i pensieri spettinati: la centrifuga delle idee spara complicati costrutti sulle pareti della testa. Il capo del filo logico è il viaggio, da lì si dipanano idee, neonate collaborazioni, ambiziosi progetti utili a far preoccupare mamme e mogli.
E’ stata bella questa settimana spesa a risistemare la moto, riordinare i bagagli, metter su lavatrici e godermi i commenti soddisfatti di chi ha letto il diario. Incontrare gente e dar spago alle loro domande, curiosità.
Su tutte, quella più accattivante, ha riguardato il proseguire a scrivere.
Ammetto che fanno piacere quei commenti e che tutto questo ha risvegliato progetti passati, accantonati per capelli persi, mutuo da pagare, durissimi scontri frontali senza tentativi di frenata con la realtà.
Un grazie a chi, con mia incredulità, incontrandomi, ha confessato di aver qualche volta pianto, leggendomi qui ed in qualche altro scritto.
Beh, spero abbia pianto per commozione e non per il malo scrivere, ecco.
Il morbo del movimento conseguente al viaggio di Caponord mi ha spinto a chiamare Bmw per un organizzare un “long” test di cui scriverò in breve.
Già, perché di Bmw, soprattutto F800 Gs ne abbiamo viste tanto salendo e scendendo per l’Europa e le buone impressioni avute provando in breve quella di un amico vanno approfondite soprattutto per seguire la strada.
La strada parte da sotto la mia, la vostra finestra. Potete guardarla stamattina, domani, nelle notti tanto accaldate da non poter essere dormite.
Uscite allora, seguite una. Vi porterà là, esattamente dove sperate, dove avete messo quella x sulla mappa, tanti anni fa.
Avanti, coraggio !
“C’è un concetto che corrompe e altera tutti gli altri. Non parlo del Male, il cui limitato impero è l’etica; parlo dell’Infinito.”
(Jorge Luis Borges)
P.S.
Sono stato invitato dall’associazione motociclistica forze di Polizia, in qualità di referente regione Lazio per Ami Onlus, alla manifestazione di domani mattina (si svolgerà in tutta Italia) contro il GUARDRAIL GHIGLIOTTINA. Ci vediamo lì?
C’è un concetto che corrompe e altera tutti gli altri. Non parlo del Male, il cui limitato impero è l’etica; parlo dell’Infinito. » | |
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Ore piccole queste, come il quarto di luna che taglia il nero del cielo.
Ma è nel buio profondo dell’oltre mezza notte che le confessioni e le confidenze diventano stella polare. E nel buio ci si può anche ubriacare: a parte l’alito gli occhi diventano lucidi di desiderio ed è più facile incrociarli con il compagno d’insonnia.
Si resta in piedi solo perchè l’effetto giroscopico, l’amato effetto giroscopico dei pensieri e della moto, ci sostiene, stabilizza, orienta.
Dunque hai svalicato le Alpi, hai risalito l’Europa fino ad arrivarne “in coppa”.
Poi ne sei ridisceso, raccontandoci del dolore, della gioia, delle incertezze, delle vittorie e del trionfo, ora della voglia di ripeterti.
Lo hai fatto da uomo libero, senza vincoli, necessità e pretese.
Ora siediti. Conta uno, due, tre e respira profondamente, mentre io fiato: anch’io come te mi sono ubriacato del viaggio, con tutti i mezzi e per tutte le direzioni.
E mi sono ubriacato prima del mezzo che guidavo, poi delle persone che incontravo e poi ancora delle loro storie passate e presenti, immaginandomi le loro future scrivendone.
Mi sono infine innamorato della sintesi di tutto questo, e cioè della scrittura. Della capacità dirompente, tagliente e chirurgica che ha la parola scritta, che va ben oltre la banale retorica che “l’immagine vale più di mille parole”.
Più di una volta ho pensato, come te, di “farlo per mestiere”; ogni volta che ci ho provato dovevo uscirne “di mestiere”, e cioè per quello che sapevo fare da bravo artigiano che ricompone le cose e le mette in ordine “retorico”, cioè noto, universalmente funzionale, se vuoi : banale.
E questo perchè rinunciavo alla mia spontaneità di scrittura per metterla al servizio del mercato. Ma lasciando il cuore.
Stai seduto e dimmi: che cosa vuoi fare”da grande”?
Se vuoi continuare a viaggiare con lo stesso sapore della tua prima “Capo Nord” , e cioè a viaggiare e scriverne col cuore – respira profondamente – parti con la tua TransAlp.
Se vuoi parlare di moto, di quanto è buono e di quanto dura il ferro, e cioè a viaggiare e scriverne fino alla nausea, parti con la F800GS.
Cogli la differenza? Immagino di si …
Ma prima di fare o l’uno o l’altro e per prendere misura di questa strana sbronza fai un test: sali sul metrò, mescolati alle persone e raccontane.
Guarda se quello che scrivi esce dal cuore, e allora parti, o esce per conti, e allora resta.
Allora capirai se questa è una sbronza buona o una di quelle che ti lascia solo il mal di testa.
In fin dei conti “ovunque tu vada, sei sempre qui”, come mi ha insegnato il buon Giorgio Bettinelli.
Con affetto,
Andrea
Un commento complesso. Di quelli da leggere e da pensarci su.
Ti ringrazio del sostegno, dei consigli, dei dubbi sani insinuati.
Il punto in qualche modo dolente sta nel fatto che di viaggi mi sono ammalato anni fa e che la moto, in questo male complicato, non c’entra poi molto.
Posso dire di aver viaggiato molto, il che, ovviamente, non vuol dire abbastanza.
Non ho scritto ne molto o, per meglio dire, per molti, visto che lo ho fatto abbastanza in privato, degli altro viaggi.
Ugualmente avventurosi, ugualmente vissuti giorno per giorno con difficoltà organizzative, fisiche e climatiche.
Lì comincia il mio male aggravato dalla commistione dell’altra passione. La moto.
Di tutto mi nutro viaggiando ma più che del resto mi nutro della gente incontrata, delle loro storie, del mio raccontare, parlare, del fantasticare, anche.
È viaggiare, è scrivere e scriverne il mio vero male.
La moto e “solo” un infinito amore, completo delle sfumature più o meno tecniche che ne conseguono, un amore che proprio in questo sito si è mescolato con la gente, con i racconti, la condivisione, il concetto di viaggio.
Come avrai visto infatti di squisitamente tecnico, volutamente, c’è ben poco e quando c’è è in tono quasi canzonatorio.
Il problema è fare in modo che tutto diventi un lavoro senza che i compromessi droghino le passioni e che finiscano per drenare la vena utile alla scrittura che piace.
Per ora a volte sono chiamato, quasi costratto a scrivere per lavoro. Ovvio che il gusto ed il risultato ne risentano.
C’È che sono in bilico in effetti e che la marca della moto con cui andare, se di andare in moto si tratterà, c’entra davvero poco.
Si tratta di lavoro, rischio economico, quello serio.
Intanto un grazie. Nella tua stessa notte buia squarciata da una luna chiarissima siamo in due, svegli, a scrivere qui.
Per ora ho guadagnato poco denaro ma la soddisfazione e l’amicizia sono davvero ripagate in pieno.
Ti abbraccio
Massimo
Stanotte siamo alla mezza luna. Mezzo sorriso sulla padania accaldata e insonne.
Soprattutto per le case disposte a ovest: vedi tramontare la giornata e ne puoi tirare le somme, ma il caldo ti rimane sulle mura come la fatica quotidiana, che non trova ristoro dalla brezza di mare che ancora insiste.
La prossima guarderà ad est, dove sorge il sole, con la giornata ancora da costruire e nuovi itinerari da tracciare.
Il duello tra il partire e lo stare è geneticamente determinato, oltre che alimentato da una sorta di gelosia, ancor prima dell’incertezza economica.
Non a caso chi si preoccupa sono madri e mogli.
Quello sarà il tuo secondo conflitto da risolvere, se sentirai di dover partire.
Il terzo conflitto sarà con i compromessi, inevitabili. Ma da questo se ne esce di mestiere, e tu ne hai.
Si tratta di cominciare a farne un disegno, perchè tutto ha un disegno, come il vento che ora ha girato la sua corsa prepotentemente attratto dal mare e mi rinfresca.
C’è voluta pazienza, ma anche stasera dormirò di un sonno ristoratore.
Anche perchè ho trovato un amico (anche) di penna..
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